Le radiografie dentali sono sicure? E quando non lo sono più?

Fare i Raggi-X è spesso il passo preliminare di una visita dentistica, in particolar modo se si tratta di una prima visita o se si sta preparando un intervento.

Dai primi Raggi-X alle radiografie digitali

Quando, nel 1895, il fisico tedesco Wilhelm Conrad Röntgen scoprì i Raggi-X (un tipo di onda elettromagnetica), presto venne colta l’enorme importanza che avrebbero avuto in medicina: per la prima volta nella storia l’Umanità poteva guardare dentro un corpo senza la necessità di aprirlo. La prima lastra radiografica a scopi medici venne eseguita solo pochi mesi dopo.

Da allora, in quasi 130 anni, la tecnologia si è evoluta moltissimo, arrivando all’attuale sempre più diffusa radiografia digitale, nella quale i Raggi-X invece di impressionare una lastra, colpiscono un sensore che trasforma le radiazioni ricevute in un’immagine immediatamente disponibile sullo schermo. La maggiore sensibilità di questi sensori, permette inoltre un’emissione di Raggi-X ridotta rispetto al passato.

I vantaggi delle radiografie digitali
      
  • Il file digitale consente di regolare il contrasto, la luminosità e soprattutto di zoomare sui punti di interesse. Le immagini analogiche tradizionali, invece, non possono essere regolate o modificate.
  • La possibilità di aumentare le dimensioni di alcuni punti particolari, rende meno necessarie  le seconde radiografie “di approfondimento”, riducendo così l’esposizione complessiva ai Raggi-X.      
  • Le radiografie digitali sono immediatamente disponibili e archiviabili, senza tempi morti. Le immagini possono poi essere inviate dal dentista ad un collega per un consulto.
La diffidenza nei confronti delle radiografie
 
Ovviamente la nostra società ha sviluppato una certa diffidenza verso i Raggi-X; catastrofi come quelle di Chernobyl Fukushima e il timore che suscitano le armi atomiche, comprensibilmente fanno scattare una sorta di “allarme” dentro ognuno di noi quando si parla di radiazioni. Inoltre, sono conoscenza comune i casi di medici pionieri dell’uso dei Raggi-X che non comprendendo (o non curandosene, come lo scienziato italiano Enrico Fermi che realizzò “a mano” il primo reattore nucleare della storia) gli effetti che centinaia, migliaia, di esposizioni ripetute avrebbero avuto, svilupparono gravi patologie.

La sicurezza delle radiografie oggi

Oggi l’approccio ai Raggi-X è totalmente diverso da quello dei primi del ‘900 ed esiste una quantità enorme di studi clinici sugli effetti delle radiografie. Da tempo abbiamo compreso come tutti noi si viva costantemente immersi in un mondo di radiazioni elettromagnetiche, sia quelle di origine umana (come le onde che “trasportano” una chiamata del telefonino) sia quelle naturali come la radiazione emessa dalla crosta terreste o quella proveniente dal Sole. Entrando nello specifico della sicurezza dei Raggi-X, si calcola che una radiografia panoramica – una delle più utilizzate dai dentisti – esponga a circa un terzo della radiazioni che colpiscono il passeggero di un volo transatlantico (in aereo ci si espone a più radiazioni per la minor quantità di atmosfera che scherma dal Sole). Invece, una radiografia su di un singolo dente (utilizzate spesso per scoprire delle carie nascoste) equivale a meno delle radiazioni che assorbe una persona che sta tutto il giorno sul divano di casa sua.

Le radiografie non sono un rischio

È chiaro quindi come una singola radiografia non possa rappresentare un rischio per la nostra salute. Ovviamente il discorso cambia per il dentista o chi lo assiste; basti pensare che in un normale studio dentistico si praticano decine e decine di radiografie ogni giorno. Moltiplichiamo queste esposizioni per tutti i giorni lavorativi dell’anno e per tutti gli anni di professione, e si capisce immediatamente che per l’operatore i Raggi-X potrebbero diventare un problema se non si curasse di uscire ogni volta dalla stanza. 

Quando è meglio non fare le radiografie

In effetti esiste una sola vera limitazione per le radiografie in ambito dentistico, quella delle donne incinte (e quindi del feto) e dei bambini molto piccoli (< 3 anni). In entrambi i casi le loro cellule si riproducono ad un ritmo elevatissimo e quindi sono teoricamente più soggetti a sviluppare malformazioni. Com’è giusto che sia, per motivi etici gli studi clinici sulle radiografie su questi pazienti sono impossibili o rivolti unicamente a quei pochi casi in cui le radiografie si sono rivelate inevitabili (ma in questo caso si tratta di un numero di casi troppo ridotto per essere statisticamente rilevante).  Quindi, per prudenza, si preferisce evitare di sottoporre ai Raggi-X queste due categorie di persone.
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