Tre cose da sapere sull'ortodonzia
L’Ortodonzia, ovvero la scienza medica del corretto allineamento dei denti, è in continua evoluzione, sia tecnica, che per quanto riguarda i materiali. Vediamo dunque di fare il punto sullo “stato dell’arte” attraverso 3 argomenti d’attualità.
L’Ortodonzia, ovvero la scienza medica del corretto allineamento dei denti, è in continua evoluzione, sia tecnica, che per quanto riguarda i materiali. Vediamo dunque di fare il punto sullo “stato dell’arte” attraverso 3 argomenti d’attualità.
L’ancoraggio scheletrico tramite miniviti
Prima dell’ancoraggio scheletrico tutte le forze venivano applicate sui denti e, quindi, per la legge fisica secondo cui “se un corpo X esercita una forza su un corpo Y, anche Y eserciterà una forza su X” (Terza Legge di Newton), se si imponeva un movimento su un dente da una parte dell’arcata, un altro dente, da un'altra parte dell’arcata, avrebbe subito una forza corrispondente.
Negli ultimi anni, invece, grazie alle miniviti è possibile “scaricare” questa “forza di risulta” sullo scheletro, dove – per la grande massa coinvolta - si disperde senza conseguenze.
Le miniviti hanno un diametro inferiore ai 2 mm e vengono inserite sulla parete esterna della gengiva andandosi a fissare sull’osso alveolare. Quindi vengono collegate all’apparecchio ortodontico e rimangono in posizione per la durata della terapia, al termine della quale sono rimosse dal dentista.
Sono utilizzate sia per spostare i denti nelle posizioni desiderate, sia per espandere il palato senza dover ricorrere alla chirurgia maxillo-facciale.
Le miniviti, dal punto di vista del paziente, rappresentano la possibilità di affrontare un percorso terapeutico più semplice e dai risultati più esattamente predicibili.
Lo splintaggio
La contenzione a fine terapia è parte integrante dell’Ortodonzia e non ci dovrebbe essere percorso terapeutico che non la preveda, con delle visite periodiche – man mano che il tempo passa sempre più diradate – che verifichino l’efficacia metodi di contenzione, tra cui c’è lo splintaggio.
Il fatto è che i denti sono - rielaborando quanto cantava il Duca di Mantova - per loro natura mobili, e tendono a spostarsi e ad adattarsi con dei continui micro-movimenti all’interno di gengive ed osso alveolare. Lasciati a loro stessi, i denti, anche dopo la migliore terapia ortodontica possibile, tenderebbero inevitabilmente a spostarsi modificando il risultato ottenuto.
Va da sé che la parte forse più importante della terapia ortodontica non sia tanto l’allineare i denti, ma fare sì che rimangano in posizione una volta tolto l’apparecchio.
Quindi, lo splintaggio, ovvero il posizionare un filo metallico che corre internamente all’arcata, è uno degli strumenti a disposizione dell’ortodontista e solitamente viene eseguito sui denti inferiori. Altri metodi sono le mascherine per denti o gli apparecchi da indossare la notte, che comunque spesso sono accompagnati proprio dallo splintaggio sui denti inferiori.
L’ortodonzia estetica
L’ortodonzia estetica, da non confondere con quella trasparente trattata in un precedente articolo, è l’insieme dei metodi a cui si può ricorrere per rendere meno spiacevole alla vista il tradizionale apparecchio metallico:
L’ancoraggio scheletrico tramite miniviti
Prima dell’ancoraggio scheletrico tutte le forze venivano applicate sui denti e, quindi, per la legge fisica secondo cui “se un corpo X esercita una forza su un corpo Y, anche Y eserciterà una forza su X” (Terza Legge di Newton), se si imponeva un movimento su un dente da una parte dell’arcata, un altro dente, da un'altra parte dell’arcata, avrebbe subito una forza corrispondente.
Negli ultimi anni, invece, grazie alle miniviti è possibile “scaricare” questa “forza di risulta” sullo scheletro, dove – per la grande massa coinvolta - si disperde senza conseguenze.
Le miniviti hanno un diametro inferiore ai 2 mm e vengono inserite sulla parete esterna della gengiva andandosi a fissare sull’osso alveolare. Quindi vengono collegate all’apparecchio ortodontico e rimangono in posizione per la durata della terapia, al termine della quale sono rimosse dal dentista.
Sono utilizzate sia per spostare i denti nelle posizioni desiderate, sia per espandere il palato senza dover ricorrere alla chirurgia maxillo-facciale.
Le miniviti, dal punto di vista del paziente, rappresentano la possibilità di affrontare un percorso terapeutico più semplice e dai risultati più esattamente predicibili.
Lo splintaggio
La contenzione a fine terapia è parte integrante dell’Ortodonzia e non ci dovrebbe essere percorso terapeutico che non la preveda, con delle visite periodiche – man mano che il tempo passa sempre più diradate – che verifichino l’efficacia metodi di contenzione, tra cui c’è lo splintaggio.
Il fatto è che i denti sono - rielaborando quanto cantava il Duca di Mantova - per loro natura mobili, e tendono a spostarsi e ad adattarsi con dei continui micro-movimenti all’interno di gengive ed osso alveolare. Lasciati a loro stessi, i denti, anche dopo la migliore terapia ortodontica possibile, tenderebbero inevitabilmente a spostarsi modificando il risultato ottenuto.
Va da sé che la parte forse più importante della terapia ortodontica non sia tanto l’allineare i denti, ma fare sì che rimangano in posizione una volta tolto l’apparecchio.
Quindi, lo splintaggio, ovvero il posizionare un filo metallico che corre internamente all’arcata, è uno degli strumenti a disposizione dell’ortodontista e solitamente viene eseguito sui denti inferiori. Altri metodi sono le mascherine per denti o gli apparecchi da indossare la notte, che comunque spesso sono accompagnati proprio dallo splintaggio sui denti inferiori.
L’ortodonzia estetica
L’ortodonzia estetica, da non confondere con quella trasparente trattata in un precedente articolo, è l’insieme dei metodi a cui si può ricorrere per rendere meno spiacevole alla vista il tradizionale apparecchio metallico:
- Apparecchi linguali: sono dei normali apparecchi metallici, solo che sono installati sulle facce posteriori dei denti e non su quelle anteriori, risultando quindi praticamente invisibili a meno di un’attenta ispezione. Vengono utilizzati quando l’esigenza estetica è particolarmente sentita (è il caso, per esempio, di alcuni attori). Essendo percepiti dal paziente come molto ingombranti, di solito ci si limita ad utilizzarli per i 6 denti frontali inferiori, dove arrecano meno disturbo.
- Apparecchi con brackets in ceramica: negli apparecchi tradizionali la parte sicuramente meno bella è quella degli “attacchi” (brackets) che devono essere incollati alle pareti frontali dei denti per poter fungere da sostegno del filo metallico ortodontico. Per ovviare a questo inconveniente, i brackets sono disponibili anche in ceramica bianca, dall’impatto visivo molto migliore del metallo.Tutto bene dunque? Non proprio... gli attacchi in ceramica aderiscono meno efficacemente allo smalto dentale (e quindi sono più soggetti a staccarsi quando non dovrebbero) e sono più fragili, quindi devono essere di dimensioni sensibilmente più grandi di quelli in metallo. In definitiva gli apparecchi “ceramici” sono sicuramente più belli, ma anche più costosi e delicati.
È comunque possibile eseguire anche degli apparecchi prevalentemente in metallo ma con gli attacchi in ceramica solo per i più visibili denti frontali.